Rifugio La Baita Alpe Seccio
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IL SENTIERO DELL'ARTE  BOCCIOLETO - SECCIO
 2 ORE sentiero 387 dislivello 900 mt

A cura di Roberto Fantoni, Lorenzo e Pierangelo Carrara, Silvano Pitto

Tempo di percorrenza: circa 2 ore
Segnavia: 387
Dislivello: 742 metri
Difficoltà: escursionistico

E' un percorso artistico attraverso le chiese, le cappelle e gli oratori cinquecenteschi della valle che parte da Boccioleto e si conclude Alpe Seccio.
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1° TAPPA: LA CHIESA PARROCCHIALE DEI SS. PIETRO E PAOLO e ORATORIO DELL’ANNUNCIAZIONE – BOCCIOLETO

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L’edificio attuale, frutto di numerosi ampliamenti, accoglie preziose testimonianze pittoriche e pregevoli opere d’intaglio ligneo, in parte opera di maestri boccioletesi.
In diversi punti delle pareti laterali della navata sono presenti resti di affreschi quattro-cinquecenteschi. Il presbiterio è dominato da un grandioso altare ligneo, disposto su tre ordini, realizzato dal boccioletese Francesco Antonio d’Alberto nel 1708 e dipinto dal figlio Giovanni Antonio nel 1723 con la collaborazione di altri artisti del legno di Boccioleto. Nella navata si aprono quattro cappelle laterali. La cappella del Rosario (a sinistra) presenta un buon effetto scenografico, con ripetizione dei motivi architettonici entro cui sono inseriti quindici ovali con le scene dei Misteri, opera di Antonio Orgiazzi. L’altare della cappella ospita una statua della Vergine col Bambino, opera del 1645 di Bartolomeo Ravelli. La cappella di S. Giuseppe presenta altre decorazioni pittoriche dell’Orgiazzi che accolgono gli ovali con le Storie della vita di S. Giuseppe. La statua al centro dell’altare è opera del 1693 di Francesco Antonio d’Alberto. Nella cappella di Santa Marta (a destra) sono da segnalare l’altare ligneo, con otto medaglioni con storie della vita della Santa e la statua della Madonna del Gonfalone; l’opera lignea, eseguita parallelamente a quella dell’altare del Rosario, richiama modi propri degli Sceti di Campertogno. Sulle pareti della navata sono presenti le tavole di una Via Crucis eseguita nella seconda metà dell'Ottocento dal pittore Giovanni Piccina, originario della frazione Palancato di Boccioleto. Sulle pareti esterne della chiesa sono visibili altri affreschi di diverse età. Nel sagrato è degna di nota la Cappella dell’Annunciazione, con dipinti cinquecenteschi di scuola gaudenziana e con una bella Crocifissione in legno recentemente restaurata. L’accesso al sagrato avviene attraverso un Arco trionfale su cui sono dipinte a chiaroscuri le figure di S. Pietro e di S. Paolo (sul lato interno) e le scene del Martirio di S. Pietro e del Martirio di S. Paolo (sul lato esterno); gli affreschi, eseguiti nel 1890 dai pittori Arienta, Longhetti e Piccina, riproducono la precedente opera di Antonio Orgiazzi, eseguita nel 1774 e demolita nell’Ottocento per l’ampliamento della strada rotabile. In fronte alla cappella, vicino ai muri della chiesa, è interessante notare la presenza di una pietra, sollevata da terra da un basamento alto circa 30 cm, con l’iscrizione 1518 J.P. P. che la tradizione ritiene indichi il pulpito da cui Giacomo Preti (Jacobus Pretis Preconium) arringava i valligiani.


2°TAPPA: LA CAPPELLA DELLA MADONNA DI LORETO

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Il sentiero da percorrere parte dalla piazzetta di Boccioleto a metà dell’antica strada centrale del paese (Via Zali), nei pressi di una fontanella. La mulattiera, contrassegnata dal segnavia CAI 387, si alza subito nei prati alle spalle dell’abitato e giunge alla piccola cappella del Sassello (710 m), con dipinti recenti ed una croce recante la data 1837 e le iniziali MZ.
Dopo una breve salita si arriva al Cascinone, un insediamento costituito da una decina di case con una bella fontana a vasca monolitica, e successivamente a CA MILANETTO (768 m), ubicato nei prati a monte della mulattiera, lungo la quale s’incontra la cappella dedicata alla MADONNA DI LORETO. L’edificio, d’origine quattro-cinquecentesca, presenta una bella grata lignea all’ingresso e affreschi nella parete di fondo, ove sono raffigurati la Madonna di Loreto tra S. Francesco d’Assisi e S. Bernardo da Mentone..

3°TAPPA: ORATORIO DELLA MADONNA DELLE GRAZIE - LOC. RONCHI

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Continuando a salire, superando altri gruppi di case (Ca di Iot) si arriva alla frazione RONCHI (814 m), ove giunge da alcuni anni anche una strada asfaltata che si stacca sulla destra dalla provinciale della Val Sermenza presso l’oratorio di S. Marco, a poche centinaia di metri a monte di Boccioleto. Il toponimo è derivato dalla voce latina medievale ronchum, terra dissodata o da dissodare, entrata nel dialetto valsesiano come ronch. La voce trova un’ampia applicazione nella macro e soprattutto microtoponomastica valsesiana e risale chiaramente al periodo di trasformazione del territorio da alpeggio ad insediamento permanente con l’impianto di campi e prati. L’insediamento è citato per la prima volta in un documento del 1476, in cui compare un rappresentante della famiglia Lancia, documentata a Boccioleto sin dall’inizio del Quattrocento e costituente per secoli il casato più diffuso ed importante della frazione Ronchi. All’inizio dell’abitato troviamo l’oratorio dedicato alla Madonna delle Grazie, uno dei più notevoli di Boccioleto, che sorse all’inizio del Seicento sopra una precedente cappella, già ricordata in alcune disposizioni testamentarie del Cinquecento e citata negli Atti di Visita Pastorale del 1617. Durante l’esecuzione degli affreschi sulla facciata, datati 1799 18 marzo, Giovanni Avondo diede ampia visibilità alla Madonna delle Grazie, raffigurata al centro del complesso iconografico. Nella fascia mediana compare una serie di santi (S. Giovanni Battista, S. Carlo Borromeo, S. Ambrogio a sinistra; S. Antonio Abate, S. Francesco e S. Defendente a destra) mentre al centro del timpano spicca la scena dell’Annunciazione, probabilmente costituente il principale motivo iconografico del vecchio edificio. All’interno sono conservate numerose opere d’artisti locali: l’ancona lignea eseguita nel 1642 dal boccioletese Bartolomeo Ravelli e indorata da Carlo Martinolio detto Il Rocca, che attualmente ospita una tela di Giuseppe Dedominici di Rossa; le piccole tele di una Via Crucis, opera di Giovanni Piccina di Boccioleto. E’ inoltre presente una bella tela raffigurante la Madonna in trono tra figure di Santi, datata 1635, eseguita dal Rocca. Sul lato destro della navata è aperta la cappella dedicata a Santa Lucia, eretta nella seconda metà del Settecento, con affreschi degli Avondo, oggetto di recenti restauri.
Tra le case della frazione si distinguono alcune costruzioni con il loggiato totalmente o parzialmente chiuso da leggere pareti a graticcio ottenute con calce e argilla, sorrette da un’orditura di ramaglie e montanti in legno. Tra le pietre che bordano la mulattiera nella piazzetta al fondo dell’abitato si trova una lastra con alcune coppelle ben scavate collegate da un canaletto sinuoso. Al centro della frazione è presente la consueta fontana con vasca in pietra, datata 1895.

4° TAPPA: LA CAPPELLETTA DEL GENESTRONE

Lasciate le case di Ronchi, si sale per prati e per nuovi boschi di noccioli sino ad incontrare la Cappelletta del Genestrone, contenente gli affreschi della Madonna col Bambino (nella paretina di fondo) con figure di Santi nelle pareti laterali (S. Defendente e S. Francesco d’Assisi). Alla sommità della parete di fondo un’iscrizione riporta il nome del committente dell’opera e la data d’affrescatura: FRANCESCO DI JORDANO DI OLLANZA F.F. 1624. La cappella è stata oggetto di un intervento conservativo da parte della Commissione CAI Varallo “Montagna Antica, montagna da salvare” nel 1992. Ora la strada entra in un bosco secolare, supera un’altra cappelletta e, attraversato un impluvio, passa a fianco di alcune rocce che un tempo recavano quattro croci, poste per ricordare che una valanga scesa il 22 gennaio 1735 travolse quattro ragazze provenienti dalle frazioni Ormezzano e Solivo mentre si recavano a BOCCIOLETO per assistere ai vespri.

5°TAPPA: ORATORIO DI S. GIOVANNI BATTISTA - OROMEZZANO

Superata una breve salita, si giunge alla frazione ORMEZZANO (956 m), un tempo patria degli scalpellini. All’ingresso dell’abitato si trova l’ORATORIO dalla classica linea secentesca, dedicato a S. GIOVANNI BATTISTA; il Santo è raffigurato nell’unico riquadro affrescato presente sopra la porta, opera di un Avondo nel 1853. All’interno è degna di nota l’ancona in stucco, eseguita nel 1792 da Pietro Allegra, che ospita una tela datata 1649 di autore ignoto raffigurante l’Incoronazione della Vergine tra figure di Santi (S. Giovanni Battista e S. Pietro a destra; S. Paolo e l’onnipresente S. Defendente a sinistra). Degne di nota sono anche altre tele sulle pareti laterali della navata, due palii e due pianete. La prima attestazione documentaria della frazione risale al 1446, quando l’insediamento è citato come Oro mezano. Il toponimo ha una chiara derivazione dalla voce dialettale eur, italianizzata in oro, ossia orlo. L’aggettivazione è probabilmente in relazione alla sua collocazione in posizione mediana tra le altre due frazioni della bassa Val Cavaione. Nei prati oltre le case si nota un masso con una croce. Un’altra croce è presente nel successivo impluvio, posta in ricordo di una valanga, che travolse un uomo sceso dall’alpe Torba per rifornirsi d’acqua.

6° TAPPA: ORATORIO DI SANT’ANTONIO DA PADOVA E CAPPELLA DI SAN NICOLA – LOC. SOLIVO

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Dopo un breve tratto in leggera salita si giunge a SOLIVO (1027 m).
L’insediamento è composto da due nuclei posti ai lati di un modesto impluvio in cui si trova una fontana con una vasca in pietra datata 1880. Il secondo nucleo, disposto a giropoggio, presenta belle costruzioni in pietra con ampio sviluppo di loggiati e portici.
In questa frazione, contrariamente a quanto successe a RONCHI e ad ORMEZZANO, il nuovo ORATORIO SECENTESCO, DEDICATO A SANT'ANTONIO DA PADOVA, sorse a fianco dell’antica CAPPELLA DEDICATA A S. NICOLA. La cappella presenta un’architettura ed un complesso iconografico tipico del Cinquecento. L’edificio è preceduto da un portico sorretto da due belle colonne tonde; sulla volta d’ingresso è raffigurata l’Annunciazione con figure di Santi ai lati; l’interno è dominato dalla presenza nella parete di fondo di una dolcissima Madonna in trono tra S. Pietro e S. Nicola (riprodotta in uno dei poster-arte realizzati dalla Commissione "Montagna Antica"); sulle pareti laterali sono conservate una Crocifissione ed altre figure di Santi. Il ciclo pittorico, di discreta fattura, è attribuibile a maestri di scuola gaudenziana operanti alla fine del Cinquecento. Anche questa cappella è stata strutturalmente restaurata da “Montagna Antica” la prima volta nel 1989 ; un secondo intervento (del 1999) è consistito nello scavo del terreno retrostante la parte absidale, realizzando un corridoio che permettesse maggior areazione e salvaguardasse dall'umidità l'opera di restauro di Fermo De Dominici, effettuata nell'anno 2000, grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli.Il nuovo oratorio, sulla destra, d’impronta secentesca, ha la facciata affrescata con dipinti eseguiti nel 1828 da uno degli onnipresenti Avondo. Il Santo titolare occupa la posizione centrale, sopra la porta d’ingresso; nel timpano viene ripetuta la scena dell’Annunciazione presente anche nella vicina cappella. Tra i Santi sono riconoscibili Santa Maria Maddalena, San Grato, San Defendente, Santa Lucia. All’interno si segnala l’altare, indorato nel 1770 dal boccioletese Carlo Anselmi, ed il confessionale, ultimato nel 1793 da Giovanni Antonio Marchesoni. Tra i numerosi quadri presenti sulle pareti della navata è degna di nota una grande tela raffigurante il Santo titolare, recante in basso a sinistra l'iscrizione 1698 benefattore Francesco Alberti. Si tratta dello scultore boccioletese Francesco Antonio d’Alberto, attivo tra 1684 e 1709 nel paese natale e successivamente in altre località valsesiane. Un altro quadro rappresenta l'Adorazione dei Magi, restaurato nel 1861 dal pittore Giovanni Piccina. Entrambi gli edifici religiosi sono stati il soggetto del poster-arte 2004 realizzato a matita ed acquarello dal varallese prof. Giorgio Perrone.
Il toponimo SOLIVO, come per la frazione ORMEZZANO, ha una valenza morfologica, indicando dialettalmente un versante esposto al sole (solif).

7° TAPPA: LA CAPPELLA DEL SELLETTO

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La cappelletta di Selletto
Dopo una breve ma erta salita, lasciando a destra i residui delle costruzioni rurali dell’alpe Torba, il sentiero raggiunge, attraverso boschi di faggio, la 1181 m). Anche quest’edificio presenta un piccolo portico antistante sostenuto da una colonna tonda da un lato e chiuso da un muro sul lato esposto a nord. La cappella è caratterizzata dalla presenza di diversi cicli pittorici d’età compresa tra la fine del Cinquecento e la metà dell’Ottocento. Il soggetto iconograficamente dominante è costituito da S. Rocco, raffigurato su entrambe le pareti interne; nella parete di fondo è dipinta la consueta Madonna in trono. Sopra l’affresco di S. Rocco sul lato destro compare il nome di Antonio Pizera filiolo de Francesco, affiancato alla data di probabile esecuzione dell’opera: 1588. L’iscrizione esplicita il nome del committente dell’affresco, palesando come l’erezione e soprattutto l’affrescatura di molti edifici religiosi durante il Quattrocento e il Cinquecento in Valsesia sia avvenuta prevalentemente ad opera di committenze private ed individuali.

Il desiderio di visibilità si esplicò anche in altri modi. Infatti, sugli affreschi di queste cappelle comparvero ben presto le prime incisioni, con predilezione per le aree a colore più intenso, come le bande rosse tipiche nelle cornici pittoriche degli affreschi cinquecenteschi, i mantelli di Santi e Madonne, i riquadri alle loro spalle, ove più potesse risaltare l’emergenza bianca del sottostante intonaco.
Le date delle incisioni sono immediatamente seguenti le date di frescatura (offrendo per gli affreschi non datati un’età minima prossima a quella reale). Queste iscrizioni ci tramandano i nomi delle antiche famiglie residenti negli insediamenti prossimi all'edificio ospitante. Tra i nomi dei personaggi che scelsero di rendere visibile il proprio nome incidendolo sugli affreschi sono diffusi quelli di preti e notai, figure di rilievo nell’ambito di queste comunità alpine. Proprio sulla parete di destra della Cappella del Selletto è graffiato sul mantello di S. Rocco il nome di Andreas Pizzera notarius, forse per rimarcare sull'affresco il nome di famiglia, reso già visibile dalla precedente committenza di Antonio. Andrea, notaio che svolse la sua attività a Boccioleto tra 1738 e 1780, apparteneva ad un'antica famiglia attestata in bassa Val Sermenza, ove è documentata a partire dal 1464 con Otolinus de Pizera, dedita nel Settecento all'attività notarile, intrapresa già dal padre d’Andrea, Giovanni Francesco, attivo tra 1716 e 1769. I nomi sono talora preceduti da auspici. Qui, sull’affresco della Madonna in trono, l’iscrizione Loren Filippo et Francesco mio fratello è preceduta dall’anno d’incisione (1609) e dalla forma, ancora attuale, di W.
A fianco delle iscrizioni un vasto campo d’incisioni ha come soggetto figure antropomorfe o zoomorfe disegnate a richiesta di protezione di uomini e di animali, scegliendo come sito del graffio gli affreschi dei Santi preposti alla protezione contro epidemie. Sempre al Selletto sono presenti soggetti antropomorfi raffigurati come viandanti (o pastori transumanti) con cappello e bastone (sulla banda della cornice del S. Rocco della parete di destra). Anche questa cappella è stata oggetto di due interventi conservativi da parte di “Montagna Antica, Montagna da salvare”, nel 1989 e nel 1991.

8° TAPPA: LA CAPPELLA MADONNA IN TRONO

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Cappella sul Sass "Madonna in Trono"
Il sentiero prosegue per un bel bosco di faggi e per un prato incolto sino all’Alpe Daloch (1331 m). Da qui la strada sale lentamente; l’assenza di bosco consente una bella visione panoramica sul versante idrografico sinistro della Val Cavaione, in cui si distinguono l’alpe Reale del Cavallo e la rupestre chiesa della Madonna del Sasso, arroccata sopra una parete rocciosa caratterizzata dalla cascata nota come Pissa del Cainin.Superato un nuovo impluvio, riprende la salita e si raggiunge un’altra CAPPELLA MADONNA IN TRONO con un bell’affresco raffigurante una Madonna in trono nella parete di fondo e figure di Santi nelle pareti laterali. La tradizione vuole che il pittore destinato a realizzare gli affreschi di questa cappella, appena fatta costruire da un committente boccioletese, fosse in difficoltà nel ritrarre il volto della Madonna; l’arrivo di un corteo matrimoniale proveniente dalla Dorca attraverso il Seccio gli fornì l’ispirazione ed il volto della sposa rimase immortalato nell’affresco.  La cappella contiene anche un interessante ex voto, con cui una madre ricordò il ritorno incolume dei suoi quattro figli da una guerra

9°TAPPA ORATORIO DEL SALUS INFIRMORUM - LOC. RIVETTO (1409 MT)

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Cappelletta Salus Infirmorum
Proseguendo in quota, la mulattiera supera un piccolo rio e giunge al punto in cui si separa a sinistra il sentiero per il 1409 m). Questa frazione, Loc. Rivetto, proprio dove c'è il Rifugio La Baita Alpe Seccio, è costituita da una decina di case e dal piccolo oratorio dedicato alla Salus Infirmorum, iscrizione che compare nel timpano della facciata intonacata, priva di affreschi. L’edificio ha sostituito in tempi recenti la chiesa abbattuta da una valanga nel 1845 e offre un interessante esempio di "marmo artificiale", tecnica in cui eccelsero alcuni artisti rimesi tra l'Ottocento e il Novecento. Proseguendo in quota, la mulattiera supera un piccolo rio e giunge al punto in cui si separa a sinistra il sentiero per il 1409 m). Questa frazione è costituita da una decina di case e dal piccolo oratorio dedicato alla Salus Infirmorum, iscrizione che compare nel timpano della facciata intonacata, priva di affreschi. L’edificio ha sostituito in tempi recenti la chiesa abbattuta da una valanga nel 1845 e offre un interessante esempio di "marmo artificiale", tecnica in cui eccelsero alcuni artisti rimesi tra l'Ottocento e il Novecento.

10° TAPPA: L’ORATORIO DI S. LORENZO – ALPE SECCIO (1388 MT)

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Oratorio di San Lorenzo
In fondo ai prati, sulla destra, è possibile scorgere le case del SECCIO (1388 m), raggiungibile dalla mulattiera o direttamente dal Rivetto mediante sentieri che attraversano i prati tra le due località. Il Seccio, un insediamento un tempo permanente, ma recentemente retrocesso ad insediamento stagionale, è l’ultimo villaggio della Val Cavaione. La marginalità dell’abitato, distante dal centro parrocchiale (Boccioleto) e dal precedente insediamento della Val Cavaione (Solivo), ha creato attorno alle sue case e alla sua chiesa un alone di leggende e ha alimentato una serie di tradizioni orali che enfatizzano l’antichità della loro fondazione. La tradizione, ripresa dalla letteratura valsesiana già nel corso dell’Ottocento, vuole infatti che L’ORATORIO DEDICATO A S. LORENZO sia stato il primo eretto in Valsesia. Il Seccio, un insediamento un tempo permanente, ma recentemente retrocesso ad insediamento stagionale, è l’ultimo villaggio della Val Cavaione. La marginalità dell’abitato, distante dal centro parrocchiale (Boccioleto) e dal precedente insediamento della Val Cavaione (Solivo), ha creato attorno alle sue case e alla sua chiesa un alone di leggende e ha alimentato una serie di tradizioni orali che enfatizzano l’antichità della loro fondazione. La tradizione, ripresa dalla letteratura valsesiana già nel corso dell’Ottocento, vuole infatti che L’ORATORIO DEDICATO A S. LORENZO sia stato il primo eretto in Valsesia.

Alcuni Autori associarono inoltre talora la fondazione della chiesa a frequentazioni da parte dei primi vescovi novaresi divenuti santi.
Le prime fonti certe sono costituite da un’iscrizione presente nella navata dell’oratorio secondo la quale la benedizione dell’edificio sarebbe avvenuta il 25 Aprile 1446, attestando l’antichità di un luogo di culto in questa comunità marginale. La prima documentazione sull'insediamento risale invece al 1420, quando il Comune Secii compare come confine di alcune alpi che il Vescovo di Novara possedeva in Val d’Egua. Un documento della metà del Quattrocento evidenzia un assetto già strutturato della frazione, con appezzamenti di terra destinati a prato, fontane e rogge e una diffusione di microtoponomi che suggerisce una frequentazione ed un uso ormai consolidati del territorio. Nell’oratorio sono conservati pregevoli testimonianze pittoriche del Quattrocento, che si rifanno al linguaggio internazionale dell'arte tardogotica; la loro importanza è veramente notevole se confrontata con la dimensione e la collocazione periferica dell’insediamento. Sulla parete esterna è presente un singolare affresco allegorico, in parte danneggiato, raffigurante una Ruota della Fortuna.
Completa la decorazione di questa parete un affresco di S. Cristoforo, che si ritrova in molte altre chiese valsesiane. All’interno sono completamente affrescate l' abside e le pareti della navata.
Nel catino absidale si impone un Cristo Benedicente circondato dai Simboli degli Evangelisti, nella fascia sottostante sono raffigurate Scene della vita di S. Lorenzo. Sull’arco trionfale è dipinta l’Annunciazione; sotto, ai due lati, S. Giovanni Battista (a sinistra) e S. Gregorio Papa (a destra). Sulla parete di sinistra della navata sono affrescati, in ampi riquadri, i seguenti soggetti: la Crocifissione con la Vergine e S. Giovanni (a destra della porta); l'immagine principesca di Santa Caterina vestita di un raffinato abito di corte verde e rosso con risvolti bianchi, riecheggiante i modelli della pittura cortese, diffusi dai pittori itineranti nell'area piemontese e lombarda; S. Anna dall'imponenza statuaria e regale e la Madonna col Bambino, dal panneggio ricco e morbido; una possente immagine di S. Antonio Abate (a sinistra della porta) in abito monastico ampio con una curiosa mantella trasparente, un maialino ai suoi piedi, il bastone con il campanellino scacciadiavoli, in posizione frontale come la gran parte delle figure, su un pavimento embricato che è una costante nella rappresentazione di santi nel periodo tardogotico L'autore presumibilmente è un pittore novarese itinerante di formazione lombarda. Questi affreschi sono stati recentemente restaurati da Fermo De Dominici.



Sulla parete destra, quello che rimane di un’Ultima cena, con gli apostoli Matteo, Mattia (erroneamente inserito perché non può avervi partecipato, essendo stato scelto dopo la morte di Giuda) Pietro,Bartolomeo e parzialmente Giuda il traditore. Le figure paiono molto rigide, davanti una tavola riccamente imbandita, in una rappresentazione che manca di ogni elemento prospettico. La scena appare ai nostri occhi incompleta perché la parete fu abbattuta per aprirvi ( forse per voto) nel Settecento una cappella dedicata a San Grato, protettore contro la grandine; ospita una pala d'altare con Vergine e Santi scuola orgiazziana
Dall’oratorio del Seccio provengono un paliotto d’altare, il manipolo di una pianeta e due messali del 1498 e della fine del Cinquecento. Tre antiche statuette lignee raffiguranti la Madonna col Bambino, S. Lorenzo e S. Grato, presenti nell’oratorio sino alla metà del Novecento, sono attualmente conservate nel museo parrocchiale.
Sul mantello della Madonna nel riquadro della Crocifissione si trova l’insolita celebrazione di un matrimonio (francescho à sposato tredezina 1544 die 20 Ianrii), forse celebrato in questa chiesa. E’ infatti probabile che in quest’oratorio, oltre alla celebrazione di messe, si svolgessero altre funzioni religiose. La tradizione vuole che la chiesa fosse dotata anche di un cimitero in cui trovavano sepoltura i morti del Seccio e i morti della Dorca, frazione attualmente in comune di Rimasco, situata oltre lo spartiacque della Val Cavaione. L’ubicazione del cimitero è collocata dalla tradizione orale dei frequentatori del Seccio, dalle fonti d’archivio e dalla letteratura in luoghi diversi: in un Inventario del 1718 è citato un cimitero nel piazzale a lato della chiesa; gli anziani indicavano invece come luoghi di sepoltura alcune località vicino alla frazione, note come “campo dei morti e “le tombe”.
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